Albino Lorenzo, il padre dell'impressionismo calabrese - itTropea

itTropea

ARTE PERSONAGGI

Albino Lorenzo, il padre dell’impressionismo calabrese

Albino Ritratto

Albino Lorenzo, pittore impressionista, figlio illustre della magnifica Tropea. Una realtà contadina osservata con un occhio verista di verghiana memoria. Un mondo bucolico puntellato da mezzadri sfiancati dal lavoro nei campi e imbruniti dal cocente sole mediterraneo. Pennellate di realismo e di caustico pragmatismo che raccontano, con un velo di nostalgica melancolia, l’universo pastorale espugnandolo del filtro romantico adoperato nella poesia arcadica. Quella raccontata da Albino Lorenzo, per mezzo dell’arte pittorica, è un’esistenza cinica e feroce che si avviluppa in una trama sincera, genuina, quotidiana. In una Tropea ancora molto lontana da bagliori e targhette, cento anni fa emetteva il suo primo vagito Albino Lorenzo, il padre dell’impressionismo calabrese.

Tropea Citta Balcone
Tropea, città natale di Albino Lorenzo

Un autodidatta divenuto un caso italiano

Nato a Tropea il 19 gennaio del 1922 da Saverio e Maria, Albino conobbe il suggestivo potere della pittura fin dai primi mesi di vita. Figlio dell’arte in tutto e per tutto, si avvicina alla tela grazie al padre, insegnante di disegno e suo unico maestro. Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo nel paese natale, l’artista in erba si trasferisce a Palmi. Sarà lì che darà concretezza alla sua formazione classico-artistica all’istituto magistrale.

Cataloghi

Questa sarà per Lorenzo l’unica parentesi lontana da Tropea dove, conclusi gli studi, tornerà per non andarsene mai più. All’età di ventidue anni, nel fior fiore della gioventù, trova impiego all’Ufficio delle Imposte Dirette del paese e sposa Luigia Capua, dalla quale avrà ben diciotto figli. Inizia per il pittore un periodo di grande serenità personale; quiete emotiva che si ripercuoterà anche sulla sfera artistica. Saranno questi gli anni della più alta e intensa produzione di opere, nelle quali Albino riverserà tutta la sua onestà morale e intellettuale.

L’importanza della fede nella carriera di Albino Lorenzo

Uomo di grande fede spirituale e dotato di una spiccata sensibilità, l’universo che l’artista racconta a suon di pennellate è costellato da gente semplice, che si affida senza riserve alla volontà del creatore. Gli uomini che abitano i quadri di Lorenzo sono quasi sempre voltati di spalle, regione anatomica che rappresenta simbolicamente il peso della fatica ma anche il luogo sul quale si posa lo sguardo invisibile di Dio. La fede cieca nella dottrina religiosa dell’artista lo condurrà sulla cattedra del seminario vescovile della Diocesi di Nicotera – Mileto -Tropea. Qui, in questo luogo mistico, sulla scorta delle preghiere del vescovo Agostino Saba, Lorenzo dirigerà il dipartimento di Pittura. Riunendo, in questo modo, i due dogmi motore della sua esistenza: la religione e l’arte.

Donne albino lorenzo

Il mistico legame con la sua Tropea

L’anno zero della produzione artistica di Albino Lorenzo è senza dubbio alcuno il 1950. Mentre il Paese, mattoncino sopra mattoncino, ricostruisce una dimora ancora vessata ma incline alla rinascita, il pittore si aggrappa al confortante confino del nido domestico. In questi anni Lorenzo scopre non solo gli acquerelli ma anche quanto sia tuonante nella propria intimità il rapporto che ha solertemente intrecciato con la sua terra. Trascorse le canoniche ore nel pubblico ufficio, Lorenzo dismette gli abiti da impiegato per indossare quelli da osservatore privilegiato. Un casereccio signor Palomar, prendendo in prestito dalla letteratura italiana una delle figure più amate della produzione calviniana. Come l’uomo che porta il nome del più grande osservatorio astronomico e si interroga – attraverso il medium dell’osservazione – sulla natura delle cose e sul senso stesso dell’esistenza,

Contadini

anche Lorenzo, con le sue prodigiose mani, consulta il cielo e il mare e la storia e i campi. Tra i romiti angoli di una Tropea dall’animo antico e nobile, l’artista intravede il coronamento della sua presenza nel mondo. Nello sguardo compiaciuto e adagiato degli indigeni, nelle mani scabre e dignitose dei contadini che ne coltivano i poderi, nelle aristocratiche residenze in granito che si scoprono al bagliore confidenziale del mare. E ancora, nella memoria degli avi trionfanti, nelle cassette di pesce fresco commerciato nei vichi, nell’odore di marsiglia che dalle lenzuola si sparge verso tutte le sue latitudini, sospinto dal carattere umido del Libeccio. È qui, in questo ultimo avamposto di autenticità, residuo di un passato genuino e inviolato, che Albino si riconosce.

I grandi dell’impressionismo, fonte di ispirazione per Albino Lorenzo

Nella sua formazione, affidata esclusivamente al padre e alla innata inclinazione, Albino Lorenzo ebbe comunque dei modelli ai quali ispirarsi. La ricerca dell’esotico e di geografie lontane traslate nei costumi locali dal comisano Salvatore Fiume, ad esempio. Ma anche le variazioni di colore vive e violente di Cefaly, con il quale l’artista condivise la madre patria.

Vitelli albino lorenzo

Dai grandi impressionisti francesi come Renoir, Monet, Manet, dei quali si considerò umile discepolo, Lorenzo carpì l’interesse per gli elementi naturali narrati con estrema chiarezza e luminosità. In opere come “Il Mulino” o “Sulla bicicletta”, con pochi colpi di pennello, il pittore calabrese riesce ad esprimere un modo interiore stemperato da ricordi e da una ingenuità quasi fanciullesca. Prende le distanze dalla compostezza della materia e dalla perfezione della tecnica, elementi essenziali nell’arte accademica, per dare priorità alle sensazioni, alle impressioni. Le sue tele diventano fotogrammi di atti quotidiani di estrema semplicità, abitate da affaticati contadini, donne ammantate da panni scuri e asini al trotto.

La fama internazionale

A cavallo tra gli anni ’60 e ’90 il pittore di Tropea assapora un successo che echeggia oltreoceano. I suoi dipinti finiscono sotto la lente di ingrandimento di grandi critici d’arte, ospitati dalle più prestigiose mostre dell’epoca. Nizza, Deauville, Parigi, Bruxelles e perfino New York. Tutto l’universo pittorico degli anni rivoluzionari conosce Lorenzo, il nostalgico patriota che abiura la fama e promette fedeltà ai suoi luoghi. Dalla Grande Mela nel 1977 arriva la targhetta di “Uomo dell’anno”, mentre qualche tempo dopo Tokyo lo consacra con una Nomination Speciale per la grafica. Trionfatore della Rassegna di Arte contemporanea a Lione, Lorenzo è ormai conosciuto in tutto il mondo. La corte più spietata arriva però da Milano.

Brera Accademia
L’Accademia di Brera (Wikipedia)

I maestri dell’Accademia di Brera adulano l’artista con ogni mezzo, per ricevere in cambio un dolente rifiuto. << Sarebbe stato troppo rischioso. Sarei diventato, forse, famoso, ma sarei morto troppo presto di malinconia; amo troppo questa terra e questa mia gente>>. Risponderà così quando gli verrà chiesto il motivo del diniego. Un Albino schivo, riservato e silenzioso intanto prende il posto del fanciullesco artista del passato. Il guardiano del faro, ormai aggrovigliato alla tavolozza di colori, terrà, però, sempre aperta la porta del suo laboratorio, fino alla fine dei suoi giorni. Le luci del faro si spensero il 27 Dicembre del 2005 per non accendersi mai più. Albino Lorenzo, però, continua a vivere nelle sue tele e negli angoli della sua cara, amata Tropea.

(Opere di Albino Lorenzo – foto Ebay)

Albino Lorenzo, il padre dell’impressionismo calabrese ultima modifica: 2022-01-19T06:33:29+01:00 da Martina Falvo

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top