Nel meraviglioso panorama del basso Tirreno a ridosso del mare cristallino, in uno scenario unico nel suo genere in cui risuona come musica la risacca delle onde, la chiesetta di Piedigrotta si mostra nella sua interezza. Si tratta di una piccola architettura rupestre, a circa un chilometro da Pizzo Calabro, che offre allo spettatore una mescolanza di arte, cultura, antropologia, religione, ma anche tanto mito e leggenda che nel tempo reso collocato il luogo fra i più amati al mondo.
Le architetture rupestri
Sono l’espressione massima dell’arte popolare, in Calabria un esempio del genio creativo degli artisti meridionali. Si distinguono dalle normali architetture religiose, perché ricavate e costituite in particolari tipi di roccia. Talvolta sfruttando grotte, caverne già esistenti o scavando la roccia stessa, oppure costruendo edifici all’esterno delle grotte. Nel nostro caso è la prima ipotesi a farsi strada. Nell’ineguagliabile spiaggia di Pizzo Calabro, la famosa Costa degli Dei indorata dal sole, nello scenario del golfo di Sant’Eufemia, vi è una parete verticale di arenaria, che declina verso l’orizzonte fino a baciare il mar Tirreno. È proprio lì che l’architettura rupestre, stupisce ancora oggi per questa sua insospettata modernità. La chiesetta rupestre di Piedigrotta sovrastata da una croce e una madonnina, è identificabile già dalla Statale 522. Il romitorio, si raggiunge attraverso una scalinata di granito che scende ripidamente fino all’ingresso dello stesso.
La struttura rupestre all’esterno
Si presenta come un unico blocco di arenaria, che diventa un unicum con l’ambiente circostante. Le aperture alle pareti, non trovano continuità modulare, in quanto forata da finestre con grate di varia grandezza. L’atrio centrale di ampie dimensioni, introduce all’interno di questo luogo incredibilmente affascinante, dove l’aria che si respira è verosimilmente surreale. L’assenza di rumori acuisce il silenzio, magicamente rotto dal fruscio delle onde che si infrangono sulla spiaggetta sottostante. Nel pomeriggio, essendo esposta a ponente, regala uno spettacolo unico e molto suggestivo. I raggi solari entrando all’interno della chiesetta di Piedigrotta, mettono in risalto la colorazione dei minerali, che ricoprono le pareti. Si creano così atmosfere cangianti e mistiche, che variano appunto, in base all’incidenza dei raggi solari che filtrano dalle varie aperture.
L’interno della chiesetta
L’interno svela un percorso articolato in tre ambienti, visibilmente foggiati nella friabile roccia. È tutto un percorso che si snoda tra gradini, sorgenti d’acqua viva, colonne e sorprendenti statue scolpite nell’arenaria, riguardanti la vita di Gesù e racconti biblici.
La storia della grotta
Tutto incomincia verso la fine del XIX secolo, quando un artista locale Angelo Barone, decide di lasciare il lavoro per dedicare la sua vita al luogo natio. A colpi di piccone e con grande volontà, giorno dopo giorno non solo ingrandisce la grotta, ma ne costruisce altre due laterali adiacenti. Mentre statue a grandezza naturale, riguardanti la vita di Gesù ornano l’interno della chiesetta. Alla sua morte nel 1917, subentra il figlio Alfonso, il quale non fa altro che continuare l’arte del padre, dedicando ben quarant’anni della propria vita per la realizzazione della chiesa rupestre. Egli affresca le volte della navata centrale e l’altare maggiore.
Scolpisce capitelli con angeli, bassorilievi e molte statue con scene sacre. Negli anni Sessanta avviene uno spiacevole episodio vandalico, ad opera di teppisti che devastano la chiesa rendendola un cumulo di macerie. Il destino vuole che a fine decennio, il nipote di Angelo Barone, Giorgio figlio di Alfonso, scultore riconosciuto oltreoceano ritorni dal Canada per diversi mesi. La sua permanenza serve a ripristinare ciò che i vandali quasi dieci anni prima hanno distrutto, con l’opera di restauro che si conclude nel 1968.
La chiesetta di Piedigrotta, tra storia e leggenda
La storia narra che un gruppo di marinai provenienti da Torre del Greco, arrivati con un veliero nel golfo di Sant’Eufemia, si trovarono in balia di una violenta tempesta. La nave naufragò con i marinai sulla costa calabrese e con loro anche un quadro della Madonna di Piedigrotta. Bellissima tela fino ad allora custodita nella cabina del comandante. I marinai che poco prima del naufragio avevano fatto voto alla Madonna di Piedigrotta promettendo che, se li avesse salvati dal disastro avrebbero tenuto fede al giuramento erigendo una chiesetta in suo onore. Salvati dalla tempesta, scavarono nella grotta una grossa buca dove vi depositarono il quadro, in attesa di costruirvi una cappella votiva. Nel frattempo però alcuni pescatori locali, per paura che l’icona venisse trafugata, decisero di spostarla in un’altra grotta. Ma una ulteriore marea la riportò nel luogo dove i marinai l’avevano riposta.
Fu così che i pescatori decisero di lasciare il quadro in quel preciso punto. Vi edificarono successivamente una torre perchè custodisse la campana della nave naufragata, datata 1632. Fu proprio questo affascinante racconto da parte dei pescatori del luogo e la sua affascinante bellezza mistica, che determinò la volontà di agire di Angelo Barone. Sicché a fine 1800 iniziò a lavorare l’arenaria a colpi di piccone, regalandoci quello che un luogo di culto unico e suggestivo che richiama visitatori da tutto il mondo.
Le statue all’interno della chiesetta di Piedigrotta
Le sculture nei blocchi di arenaria ricostruiscono e custodiscono, racconti biblici affollati di personaggi. Un grande presepe con Gesù in braccio a Maria e San Giuseppe, i pastori in adorazione, il bue, l’asinello e in fondo il paesaggio arabo con i Re Magi sui cammelli. La mitica scena biblica della moltiplicazione dei pesci e dei pani, in cui si riconoscono Gesù, gli apostoli, l’uomo con la cesta colma di pani e una donna seduta a terra, tra ceste stracolme di pesci. Inoltre si possono ammirare i due medaglioni che scolpì Giorgio Barone, raffiguranti i volti di Papa Giovanni XXIII e John Kennedy.
Nel romitorio si può ammirare ancora la cappella della Madonna di Pompei e l’apparizione della Madonna di Lourdes a Bernadette. E poi ancora angeli e santi, per citarne qualcuno: il nostro San Francesco di Paola che attraversa lo stretto di Messina sul suo mantello; San Giorgio che trafigge il drago; l’angelo della morte che incorona Santa Rita.
(Foto – Elena De Iacovo / Wikipedia)