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La vendemmia: festa di antichi sapori e tradizioni che resistono al tempo

Vino E Uva

Settembre porta con sé la malinconia dell’autunno, ma anche e per fortuna, la magia della vendemmia. In ogni borgo calabrese, si risvegliano odori e ricordi di una tradizione che resiste al tempo.

La vendemmia in famiglia

La vendemmia nella tradizione calabrese, rappresenta una festa di famiglia. Le vigne diventano teatro di suoni, sorrisi, fatica da condividere. Soprattutto un tempo era così, quando tutti i componenti della famiglia partecipavano ad un vero e proprio evento, un rito che si ripeteva per perpetuare un’antica usanza.

Il Grappolo Della Prosperita

La vendemmia infatti, è festa da onorare in e con la famiglia. Come recita pure, un ironico proverbio calabrese: Quannu è tiampu di vendemmià, zii di cca e niputi di dda. Quannu è tiampu i tagli e puti, nun si vidanu ne zii ne niputi (Quando è tempo di vendemmia, ti aiutano zii e nipoti. Quando è tempo di pulizia e potatura, non si vedono né zii né nipoti). Ironicamente, il proverbio rimanda alla presenza di tutti i figli e nipoti al momento del raccolto, ma nessuno durante l’anno, per lavorare e curare i vigneti. Tralasciando la sottile e simpatica polemica dei nonni calabresi, la vendemmia resta un momento di sacralità: di legami tra uomo ed uomo e tra uomo e natura.

La vite come vita

La vite per i calabresi rappresenta la celebrazione della natura provvidenziale. Vite come vita e dunque, festa di sentimenti, rispetto per quel lavoro che dona frutto. Il sole calabrese e la dedizione dei contadini, sono la nutrizione più importante per i vigneti. I nonni della tradizione calabrese guardano alla vite con amore, e ne seguono tutto il suo sviluppo, gioendo per ogni chicco di uva, che osservano con sguardo amorevole.

Vino vendemmia

Ne controllano tutto il percorso direttamente in vigna, ammirandone e curandone tutto il processo di trasformazione, dalla vite al vino che si berrà con le persone amate. In un bicchiere di vino dunque, non vi è solo il nettare degli dei, ma la storia, la tradizione della nostra essenza calabrese.

Dai mostaccioli ai tarallucci con il mosto di uva

Il vino viene usato per la preparazione di molte ricette dolci e salate e così, anche il fresco e giovane mosto. Molto famosi sono proprio i mostaccioli che derivano il loro nome proprio dal mosto. Mescolando energicamente fra loro, farina (500), mosto cotto d’uva (500) ed un bicchierino di liquore, si possono ottenere buonissimi mostaccioli calabresi. La ricetta che vi proponiamo, tra tradizione e modernità, sono i tarallucci sempre con il mosto di uva. Friabili e gustosi, sono perfetti per le vostre merende, energizzanti come prima colazione e gustosi come peccato di gola.

Mosto di vendemmia
Il mosto d’uva

Ricetta

Ingredienti: 550 farina 0; 150 ml di olio di semi; 150 ml mosto d’uva;120 di zucchero; mezza bustina di lievito per dolci; un pizzico di sale. Procedimento: In una ciotola versate la farina, lo zucchero, il sale ed il lievito. Mescolate per amalgamare i diversi ingredienti. Come da tradizione artigianale, fate un buco al centro ed aggiungete il mosto d’uva e l’olio. Impastate energicamente. Dovrete ottenere un impasto omogeneo.

Biscotti Con Il Mosto vendemmia
Tarallucci fatti col mosto

Lasciate riposare per una ventina di minuti, ricoperto da pellicola trasparente. Trascorso questo tempo, riprendete l’impasto ed iniziate a formare i tarallucci. Formate dei bastoncini lungo 10/13 cm ed unite le due estremità per dare la forma arrotondata tipica dei taralli. Versate in un piatto, un po’ di zucchero. Passate ogni taralluccio nello zucchero e posizionate su una placca da forno, foderata con carta. Cuocete in forno statico, preriscaldato a 185° per circa 25 minuti. Sfornate e servite decorando con chicchi di uva e qualche goccia di mosto sulle estremità del piatto da portata

La vendemmia: festa di antichi sapori e tradizioni che resistono al tempo ultima modifica: 2021-09-17T07:12:39+02:00 da Luisa Vaccaro

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